“[…] E vanno pel tratturo antico al piano,

quasi per un erbal fiume silente,

su le vestigia degli antichi padri […]”

(di Gabriele D’Annunzio da “I pastori”)


Jù trattùrë era il percorso utilizzato dai pastori e dai loro armenti per “la transumanza”, ossia il trasferimento stagionale di mandrie e greggi da un pascolo all'altro: nelle stagioni fredde in direzione sud, verso il mare e la calda Puglia, e nei mesi caldi nel percorso inverso per tornare ai freschi pascoli montani dell'Appennino centrale.

Il Regio tratturo L’Aquila-Foggia, detto anche Tratturo del Re o Tratturo Magno, è il più lungo tra i tratturi italiani, è percorribile per circa 244 km, parte dal piazzale della Basilica di Santa Maria di Collemaggio a L'Aquila ed attraversa interamente la conca di Capestrano.

Il Tratturo Magno sormonta poi il valico di Forca di Penne e scende verso le colline della vicina provincia di Pescara, raggiunge la costa adriatica, percorre la pianura di Vasto ed entra nel Molise, costeggia infine la ferrovia Foggia-San Severo e raggiunge Foggia.

Due antiche istituzioni del Regno di Napoli, la Regia Dogana della Mena delle Pecore di Foggia (1447-1806) e la Doganella d'Abruzzo (1532-1806) testimoniavano l'importanza economica di questa attività. Le entrate fiscali legate alla pastorizia, alla transumanza e al diritto di pascolo dai pastori, erano riconducibili ad un flusso periodico di oltre 30.000 pastori transumanti e circa 3 milioni di pecore. Un business che garantiva ricchezza alle potenti famiglie feudali dei Piccolomini e dei Medici che, dalle loro torri fortificate di Capestrano, Forca di Penne e Calascio, svolgevano l'importante funzione di sorveglianza del percorso tratturale. Il tratturo, come una moderna autostrada, era ricchissimo di campi coltivati, abbazie, borghi per le soste, stazioni di posta, chiese rurali, icone sacre, pietre di confine o indicatrici del tracciato.

Il 24 giugno di ogni anno, ricorrenza della natività di San Giovanni Battista, era il giorno in cui si festeggiava il ritorno dei pastori dalla transumanza, e proprio da questa antica tradizione nasce il detto "Chi a san Giuvanne n'ha arvenute, o s'ha morte o s'ha perdute".

Dopo la via Francigena e il Cammino di Santiago, il percorso dei “tratturi”, che collega l’Abruzzo montano con il Tavoliere di Puglia, è senza dubbio tra le esperienze più suggestive da vivere. Proprio nell'anno 2016, proclamato dal ministro dei beni culturali come l’Anno Nazionale dei Cammini, la Via della Transumanza è segnalata tra i cinque cammini da fare in Italia. Ripercorrere gli stessi tracciati usati dai Sanniti, dai Romani, e dal 1200 sino all’unità d’Italia fino ad arrivare ai primi anni del 1900, da centinaia di pastori, milioni di pecore e carovane di muli carichi di masserizie silenziose, è come fare un viaggio nelle tradizioni, nella cultura e nella religiosità delle genti d’Abruzzo che da sempre hanno legato la loro vita alla pastorizia transumante. 



Proprio il valico di Forca di Penne, nella omonima frazione di Capestrano, sul Monte Picca vetta più meridionale della catena del Gran Sasso, con i resti della sua torre medievale, costituisce il valico montano più affascinante del Tratturo Magno,  linea di confine tra l'imponente massiccio montano e le colline che introducono il cammino verso il mare Adriatico.

Forca di Penne era un antico feudo nel 1173 appartenuto alla Baronia di Carapelle con un piccolo centro abitato, un monastero in onore di San Vito e campi coltivati. Durante la seconda metà del 1500 andò ad Ottavio Cattaneo e poi al granduca de’ Medici.

Numerose specie ornitologiche lo attraversano nella loro migrazione, risultando un ottimo punto di osservazione. La sua area di valico è popolata da fringuelli, cardellini, verdoni, peppole e nei mesi primaverili da un interessante passo di rapaci tra cui albanelle, poiane, falchi, cuculi e pecchiaioli.

Vi nidificano lo sparviero e il gheppio sulle rupi basse, la poiana, l'allocco, il picchio verde, lo zigolo nero, l'averla piccola, il codirosso, il gracchio corallino su quelle più alte e sono facilmente osservabili l'aquila reale e il falco pellegrino. Fra i mammiferi si segnalano la presenza del lupo, dell'istrice, del tasso, della faina della volpe, e sporadicamente dell'orso.

Il terremoto del 6 aprile 2009 ha gravemente lesionato la torre, che tuttavia conserva ostinatamente il tradizionale carisma.

Nei pressi dell’antica torre è presente una caratteristica azienda agricola agrituristica Il Fortino che si compone di tre mini appartamenti e cinque camere con bagno per un totale di 21 posti letto, il periodo di apertura va dal 20 marzo al 20 ottobre. Sempre nei pressi della torre si trova un altro caratteristico locale “Ristoro da Peppino”, con banco macelleria annesso, una vera chicca per viaggiatori transumanti contemporanei amanti della buona cucina casereccia.

L’Associazione “Tracturo 3000” dal 1997, ogni anno, ripercorre il Tratturo Magno a piedi, affrontando nove tappe con l’impegno principale di percorrere “metro dopo metro” il Tratturo Magno e verificarne la percorribilità a piedi e con le greggi, l'obiettivo è rilanciare "stili di vita più legati al respiro della terra, alla bellezza, al silenzio e ai tempi più lenti del cammino”.

L’auspicio per i transumanti di oggi è forse quanto più desiderabile si possa sperare: che sia sempre un buon “cammino” per tutti coloro che intendono rivivere oggi queste antiche emozioni.