Era l'anno 1926 quando nella casa di Paquio Praculo a Pompei viene alla luce un’epigrafe misteriosa che dieci anni più tardi si rivela anche in uno dei pilastri della Grande Palestra delle Terme di Pompei.

220px-Palindrom TENET.svgCinque parole in lingua latina la cui giustapposizione nell'ordine segnalato, dà luogo a un palindromo, ossia una frase che rimane identica se letta da sinistra a destra o viceversa e dall’angolo alto a sinistra all’angolo basso a sinistra e viceversa: SATOR, AREPO, TENET, OPERA, ROTAS.

L’iscrizione reca al suo interno una complessa combinazione di segni mistici simbolici, resi ancor più enigmatici dalla presenza di un termine che non esiste nel vocabolario latino (e greco): AREPO.

La prima apparizione storica del quadrato magico si fa risalire quindi al I secolo d.C., circa ottanta anni dopo la crocifissione di Gesù. L'iscrizione derivava probabilmente dalla necessità dei primi cristiani di non essere scoperti ed identificati: la codifica di un messaggio mirato rendeva infatti accessibile la comprensione solo ai veri credenti e rappresentava una esortazione alla fede.

La quattro T di Tenet sono in effetti l’equivalente latino della lettera “tau” greca utilizzata dai primi cristiani oppressi dalle autorità romane come rappresentazione simbolica della croce.

Ogni T è affiancata da una A ed una O, ossia l’alfa e l’omega greche simboli del principio e la fine di tutte le cose. Dall'anagramma delle lettere suddivise da una immaginaria croce greca centrale si ottengono due volte le parole Pater Noster.

L’enigmatico graffito in effetti sembra essere riuscito a custodire i suoi segreti fino al Medio Evo, epoca in cui assume un significato apotropaico cioè di esorcizzazione del male e viene riutilizzato ed inserito in costruzioni sacre riconducibili al misterioso mondo dei cavalieri templari.

Da sempre esistono diverse correnti di pensiero circa l’interpretazione della frase contenuta nel palindromo. Il tema prevalente è il Mistero della Creazione: “Il Creatore (sator) verso cui tendo (arepo, forma contratta di adrepo) sostiene (tenet) con la sua azione (opera) le sfere celesti (rotas)”.

Un'altra interpretazione fornisce invece la seguente chiave di lettura: sator opera tenet – tenet opera sator, ovvero “il Creatore ricorda le opere” – “tiene a mente il tuo operato”.

Un'altra soluzione trae le sue conclusioni da una diversa traduzione del termine Arepo (un carro celtico chiamato arepos), che nella frase palindroma diventa un complemento di mezzo portando alla seguente traduzione: Il seminatore, con il carro, tiene con cura le ruote; il riferimento al seminatore è un richiamo al Vangelo.

Una interpretazione più semplice considera "Arepo" come nome proprio, da cui il significato diviene: Arepo, il seminatore, tiene con maestria l'aratro.

L’itinerario alla scoperta dei quadrati palindromi conduce in luoghi affascinanti e spesso misteriosi: da Pompei alla Cappadocia fino ad arrivare a Capestrano. Molti studiosi sostengono che i Cavalieri adottassero questo simbolo per contrassegnare dei luoghi particolari e per trasmettere delle preziose informazioni esoteriche in forma codificata.

Il Quadrato Magico di Capestrano risale al VIII sec. d.C. ed è una incisione (misteriosamente) rovesciata su una lastra infissa a circa due metri da terra nella facciata della chiesa romanica di San Pietro ad Oratorium.

La lastra, derivante da materiale di utilizzo di un edifico precedente, è stata inserita probabilmente nella facciata della chiesa durante il restauro del 1100.

Il motivo per cui il quadrato di Capestrano sia stato rovesciato rimane ancora oscuro, come forse il suo significato reale, a dispetto delle numerose ipotesi formulate: rovesciandolo si voleva forse accentuare il valore palindromo del simbolo oppure invertirne il potere magico che esso poteva evocare.